Fabrizio Corona per “I’m Paolo”

Il Centro Commerciale Mongolfiera di Surbo (Le)lo scorso 2 giugno, ha ospitato “I’m Paolo“, un’iniziativa diretta a dare un aiuto concreto a Paolo Arnesano, 33enne malato di Sla, e che ha visto la partecipazione di Fabrizio Corona.

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Continua a leggere l’articolo e guarda le foto dell’evento QUI 

Un bracciale Zoppini, estivo e ‘marino’

Ciao 🙂

Vi mostro il mio bellissimo bracciale Zoppini!

zoppiniAppartiene alla linea Skipper…ed è molto simile a questo.

E’ in acciaio, con simbolo “ancora” e ‘cordino’ in pelle piatta beige. Indossato dà l’effetto di indossare più di un bracciale. L’ancora, come potete vedere, è impreziosita…ed è questo particolare che lo rende anche ‘elegante’ e più romantico e bon ton, ideale per look casual e al tempo stesso ricercati.

L’ho indossato e non lo mollo più, anche in virtù del fatto che, come detto sopra, si adatta a più outfit.

In foto lo vedete a Gallipoli, nel mio bel Salento…stupendo lo scorcio che fa da sfondo, vero? 

 

 

A tu per tu con Catena Fiorello

Ciao 🙂

Lo scorso 6 maggio ho avuto il piacere di incontrare e conoscere Catena Fiorello (simpaticissima e molto disponibile) in occasione della presentazione del suo ultimo romanzo L’amore a due passi presso la Libreria Palmieri di Lecce.

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Le ho fatto qualche domanda per un’intervista apparsa sul corrente numero di Totem Giornale.

Vi lascio qui qualche foto!

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Ovviamente non vedo l’ora di leggere L’amore a due passi, anche in vista di una nuova presentazione che si terrà in Salento in estate…

Senza dubbio, il Salento, la stagione estiva, e tanto altro ancora (in primis l’amore!) sono al centro di questo lavoro letterario, tutto da leggere…magari in riva al mare! 

 

Foto di Giuseppe Bello Roma

L’ingiusto ruolo degli abbracci

È così in coppia. Gli abbracci finiscono nel dimenticatoio, vengono ripescati solo in casi di estrema necessità, assumendo, all’occorrenza, l’ingiusto ruolo. Ti abbracciano per consolarti, rincuorarti, salutarti, dirti addio. Che crudeltà. L’abbraccio dovrebbe scendere in campo solo per le cose belle.

Un pensiero tratto dal mio racconto “Sogni Pizzicati

Sogni copertina

Per saperne di più seguite la pagina Facebook Sogni Pizzicati di Veronica Notaro

Vorreste acquistarlo? Chiedete pure informazioni! 

😀

Indossando Kartika una domenica di maggio…

La scorsa domenica ho indossato un abito di Kartika (lo avete visto nei miei precedenti post QUI e anche QUI).

Vi mostro qualche foto…

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io 4L’ho abbinato a una camicia/blusa in pizzo bianco, con colletto e polsini neri, che ho messo all’interno; ho completato con pochette beige, scarpe in pendant, orecchini e collana ‘luccicanti’ (gli accessori usati e la camicia non sono del medesimo brand dell’abito).

Location (incantevole!): San Giorgio Resort & Spa

Foto: ringraziamo il fratellino…Stefano 😀

 

 

La moda Mc Kenzy nel verde del Salento

Il brand Mc Kenzy…conosciamolo!

La Guy Sand S.p.A. – proprietaria del marchio Mc Kenzy – iniziò a commercializzare maglieria dal 1956 e a metà degli anni ’80 decise di offrire la qualità dei propri prodotti anche ai clienti finali, mediante un piano dello storico negozio Gadgets in Galleria Vittorio Emanuele dedicato alla maglieria e, in seguito, dando vita a  nuovi punti vendita a Milano e in altre città d’Italia.

Il marchio Mc Kenzy nasce quindi nel 1987, il nome richiama la Scozia, dove vennero prodotti i primi capi di maglieria, e si ispira ad uno dei più potenti clan delle Highland scozzesi, il Clan MacKenzie e al suo tartan identificativo, un regimental di color verde, blu, bianco e rosso.

 

Cosa offre Mc Kenzy?

Artigianalità e qualità del prodotto in un giusto equilibrio con il prezzo. E, poi, tanto stile, caratterizzato dall’influenza di 2 generazioni di stilisti. La maglieria in puro cashmere e in filati di lane pregiate sono presenti nelle collezioni di ogni stagione, a cui si accostano le varie novità e le collezioni sempre al passo coi tempi.

Mc Kenzy veste così donna, uomo e bambino. 

Vi mostro ora due capi che ho scelto…

Bolero manica a tre quarti in puro cotone corallo

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Si tratta di un bolero chiuso da un bottone automatico sullo scollo, con manica a tre quarti e trama con motivo traforato, in 100% cotone (12 gauge) di colore corallo (è disponibile anche in blu, nero e bianco).

Pantaloni da donna in cotone pesante beige scuro

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Un pantalone pesante modello Chino in 98% cotone e 2% elastan di colore beige scuro (è disponibile anche in nero, grigio, marrone e blu navy).

Ed eccoli indossati da…me!

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Trovo entrambi i capi molto versatili…il pantalone, a seconda di come viene abbinato, appare ok per look più casual, nonché per outfit sportivi o classici. Il bolero, col suo colore acceso e allegro, è ottimo in più salse: casual, come nelle foto, oppure su gonne, vestitini, e simili, per outfit più ricercati e/o bon ton.

Che ne dite? A me piacciono tantissimo! 

Ho potuto constatare con mano la qualità dei capi Mc Kenzy, l’ottima vestibilità e l’originalità di forme, colori e modelli. Brand ultra promosso! E, nello specifico, promuovo a pieni voti questi due capi, davvero da avere assolutamente, per abbinamenti sempre diversi, ideali per la stagione in corso.

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Notate che i colori dei pezzi indossati si sposano benissimo con le tonalità circostanti? Papaveri, margherite e tanto verde…all’ombra degli ulivi del Salento! 🙂

 

Caffè e musica: “Cosa hai messo nel caffè?”

Il caffè…chi non lo ama? Per carità, c’è chi non lo consuma, ma la stragrande maggioranza lo adora e non potrebbe proprio farne a meno…

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Penso a chi studia, lavora, a chi cerca nel caffè un’energia, uno sprint e, perché no, una buona dose di ottimismo e positività!

Il caffè, con il suo aroma, il suo rituale, la sua adattabilità così versatile a luoghi, occasioni, stati d’animo. Un caffè al bar, nella propria cucina, una tazza a letto, un’altra sul divano o al bancone di quel locale in città.

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Il caffè rende nervosi…dicono. Ma in tanti lo diventano se non lo prendono! E poi c’è chi si domanda cosa ci sia nel caffè…o meglio, cosa ci abbiano messo.

Se l’è chiesto dapprima Riccardo Del Turco, nel 1969, all’interno del disco 45 giri Cosa hai messo nel caffè?/Commedia. Se l’è domandato persino sul palco dell’Ariston al Festival di Sanremo del medesimo anno…

 

E poi si è posto lo stesso quesito Malika Ayane nel 2013…

Da brava salentina, quando penso al caffè, al buon caffè, penso a Quarta Caffè…al suo gusto inconfondibile, alla sua capacità di far sentire a casa (o quasi) anche chi è fuori, alla sua storia che vi riporto direttamente dal sito ufficiale:

“Quarta Caffè nasce nella Lecce degli anni cinquanta. Gli anni della ricostruzione, del neoralismo e della voglia di ricominciare.

Una piccola torrefazione artigianale con bar di degustazione nel pieno centro della città. Un tostino a mano dalla capacità di cinque chili, una miscela creata con passione e pochi clienti.  

Ben presto quel bar divenne un punto di riferimento per i leccesi e per l’intera provincia, oltre che per tutti gli estimatori di caffè che si trovavano in città. Un via vai continuo di giovani, di donne e soprattutto di militari, in particolare quelli della vicina aerostazione di Galatina. Il colore delle divise degli ufficiali dell’aria divenne ben presto il nome di quel Bar e della storica miscela della Torrefazione Quarta: il Bar Avio e la miscela Avio.

Il Bar iniziò a crescere e furono prodotte le prime eleganti tazzine di caffè con il marchio. Oltre a degustarlo, in molti chiedevano di poter acquistare il caffè in grani per poi consumarlo a casa o per farlo gustare ad amici e parenti lontani. Nacquero le prime confezioni Avio e da quel momento in poi, Quarta Caffè divenne per tutti il caffè del Salento.

Altri bar chiedono di offrire quel caffè così speciale ai loro clienti ed anche le botteghe della provincia vogliono avere il caffè della Torrefazione Quarta. L’azienda cresce insieme al suo territorio, si sostituisce la tostatrice a mano con macchine più grandi, la produzione aumenta a tal punto da dover lasciare la piccola torrefazione in centro e trasferirsi nella zona industriale, in uno stabilimento nuovo e più grande, che è ancora oggi la sede dell’azienda.”

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Questa storia ha affascinato anche voi? Chissà…potrei riportarne e raccontarne altre, magari esplorando il ruolo del caffè nella musica, ma anche nel cinema, nella letteratura, nell’arte e in tanti altri mondi…seguitemi! 

 

La ‘vera Bellezza’ in uno scatto molto apprezzato da Papa Francesco

L’ulivo, fonte di vita, dal Salento al Vaticano. Il fotografo Bello Roma ringraziato da Sua Santità

Negli ultimi tempi, come ben sappiamo, l’albero simbolo della Puglia e in particolare del Salento è stato colpito dal batterio della Xylella Fastidiosa. Tra le conseguenze un brutto colpo all’economia dell’area, ai proprietari degli uliveti, agli agricoltori e, ovviamente, alle piante ‘storiche’ che in tanti casi sono state assoggettate a eradicazione. Quello che è accaduto nel 2015 all’albero che più di ogni altro è carico di svariati significati, spesso legati alla vita, all’energia, alla rinascita, e anche alla salvezza e alla prosperità, come evidenziato dalle scritture dell’Antico Testamento, ha ispirato l’opera di Giuseppe Bello Roma, giovane fotografo squinzanese.

La foto, scattata nelle campagne salentine, è giunta sino al Vaticano per essere donata a Papa Francesco, durante l’udienza dello scorso 30 dicembre. L’immagine, accuratamente inserita in una cornice, ritrae la magnificenza e, al tempo stesso, la semplicità e l’umiltà dell’ulivo. L’autore dello scatto ha voluto ‘denunciare’ quanto vissuto, o meglio, subito dagli alberi della sua terra, mediante la vera essenza della bellezza: pura, diretta, ricca di riflessi e sfaccettature. Da un albero secolare ‘sbuca’ una bella ragazza, la modella professionista Ilaria Mazzotta, quasi a voler esprimere al meglio tutta la vita che una pianta può custodire e offrire al mondo intero. Ilaria è senz’altro stata molto brava a rappresentare l’energia vitale che caratterizza, da sempre, l’universo vegetale, nonché la forza delle donne che, in tante occasioni, hanno cercato in tutti i modi di proteggere e salvaguardare tradizioni e storia.

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L’ulivo fonte di vita, nonostante la sua staticità, la sua ‘vecchiaia’, le amarezze dei tempi odierni e le vicissitudini di quelli passati.

Gli ulivi hanno un’anima. Questo vuole dirci la fotografia di Giuseppe Bello Roma. Giunta in dono a Papa Francesco, è stata molto apprezzata dallo stesso, tant’è che il fotografo è stato ringraziato da sua Santità in una lettera ricevuta lo scorso 5 febbraio, firmata da Mons. Peter B. Wells, da cui si evince come il regalo sia stato assai gradito.

Nel ringraziarla per l’atto di devoto omaggio e per i sentimenti che l’hanno suggerito, Sua Santità esorta ad una sempre proficua attività artistica, quale riflesso della vera Bellezza” recita, tra le altre cose, la missiva ricevuta dal fotografo che non si aspettava assolutamente una risposta dal Papa e un incoraggiamento di questo tipo che, senza dubbio, ha un duplice valore: invita a inseguire i propri sogni con umiltà e semplicità; coglie e offre spunti di riflessione sulla Bellezza autentica, quella su cui vale la pena puntare lo sguardo, soffermare la mente e donare agli altri, perché non c’è Bellezza più vera di quella ispirata da sentimenti genuini.

L’umiltà è stata proprio il filo conduttore dell’udienza del 30 dicembre 2015 perché, come ha affermato Papa Francesco dinanzi ai fedeli in Piazza San Pietro, occorre riflettere su un aspetto essenziale, ossia: “l’umiltà di Dio che per noi si è fatto piccolo. E questo è un mistero grande, Dio è umile! Noi che siamo orgogliosi, pieni di vanità e ci crediamo grande cosa, siamo niente! Lui, il grande, è umile e si fa bambino. Questo è un vero mistero! Dio è umile. Questo è bello!”

 L’insegnamento ad essere umili molto probabilmente è stato recepito da un giovane che, come tanti e nel suo piccolo, cerca di farsi strada, inseguendo le proprie aspirazioni e cogliendo la Bellezza che risiede nelle piccole e grandi cose, immortalandole con sentimento.

Giuseppe

 

Articolo realizzato per Totem Giornale Squinzano