Voglio essere un supereroe Marvel!

La scorsa settimana sono andata al cinema e ho visto The Avengers (http://www.mymovies.it/film/2012/theavengers/) film incentrato sull’azione combinata di quattro celebri supererori targati Marvel, ovvero Iron Man, Hulk, Thor e la Vedova Nera, impegnati nella lotta contro il male, rappresentato dal fratello di Thor, Loki.

Una storia emozionante, un film ben fatto, che ti fa venir voglia di essere un supereroe, se non per sempre, almeno per un giorno!

Mancava Spiderman, il mio supereroe preferito…dopo di lui, ora, viene Hulk!

Mi racconto/Chi sono i rompi-sogni?

Sognando

Il campo posticcio tra l’erba dispettosa, dei sassi per le porte, sarà difficile accertare i goal, ma sarà bello giocare, incuranti della terra pronta a sporcarci i vestiti, e per nulla preoccupati delle eventuali cadute, con ginocchio sbucciato annesso.

Ma chi gioca a calcio si cura di tutto ciò? Non credo. Nel momento in cui ci sono un campo, un pallone, la compagnia, si pensa solo a giocare, e alle volte basta solo una palla, gli altri ingredienti non sono indispensabili. Il calcio è meglio di una torta. Conoscete un dolce fatto da un unico ingrediente? Il gioco del calcio è così essenziale che un semplice pallone davvero può bastare. Spesso anche quello è posticcio, proprio come il campo. Fogli di carta assumono in fretta e furia le sembianze sferiche, un po’ di nastro adesivo per bloccare l’opera d’arte che, appena creata, è là a guardarci. E a chiamarci, a implorare un calcio, in modo persuadente. Dire di no? Impossibile. Il sogno di ogni pallone è essere protagonista, toccare la rete (e quando non c’è, superare lo spazio delimitato dai sassi) e vibrare al grido “Goal!”. E quasi sempre il suo sogno coincide con quello di chi gioca, o meglio il suo desiderio si realizza grazie a chi lo calcia, lo difende, lo lascia fuggire.

Giocare è come sognare: perché restare fermi e non assecondare il richiamo del gioco? Perché non cedere alla tentazione dei sogni?  Per sognare occorre muoversi tra realtà e immaginazione, e in campo il confine tra questi due mondi paralleli è così labile. Un po’ come quando sei allo stadio e i giocatori ti sembrano vicinissimi, piccoli, potresti prenderli con una mano, e invece sono lontani, grandi, scattanti e inafferrabili. E chi guarda è protagonista in qualche modo: è al centro di un sogno più vasto, che coinvolge tutti e, senza esitare, urla la propria passione.

Anche davanti allo schermo siamo tutti allenatori, giocatori, oltre che tifosi e appassionati. “Ma dai fai entrare lui?” quante volte lo abbiamo detto, riponendo poca fiducia nel mister di turno. “Quel goal lo avrei fatto anch’io!” Chi non l’ha mai detto? In queste circostanze siamo tutti campioni, ci sentiamo coraggiosi, forti, nel bene e nel male. E ciò può essere una fortuna, perché non fa altro che spingere il sogno individuale, il motore della vita di ognuno di noi.

E quante volte abbiamo dovuto far i conti con i rompi – sogni del momento? “Il calcio? Degli stupidi che vanno dietro a un pallone! Che ci trovi?”. Ci trovo tutto e ci trovo niente. Ci trovo concretezza e astrattezza, ci vedo ricchezza (economica, troppa; e spesso d’animo, perché molti sono campioni anche dentro) e povertà (alle volte d’animo, di umiltà, un po’ come nella vita di tutti i giorni). Ci vedo anche lacrime, di delusione e di gioia, sorrisi, sguardi pensierosi, giocate, esultanze, grinta, voglia di non mollare. Ed è questo il tutto che ci trovo. E’ questa la mia risposta ai rompi – sogni, e credo che non ci possa essere risposta migliore.

I sogni risiedono nel cuore, e se il calcio è il tuo sogno, anche lui ha un posto nel tuo cuore. Alimenterà ogni battito di fantasia, raccoglierà le briciole di amarezza per gettarle via, il più lontano possibile. Non potrebbe essere altrimenti.

E tante sono le sue sfaccettature: le inquadrature sui campi, le interviste dei nostri campioni, i goal, il rispetto, il riscatto, elementi che creano un mix speciale, tra l’odore buono e reale del pranzo della domenica. Tra l’odore impercettibile delle bandiere, degli striscioni e delle attese.

E’ una storia di odori, suoni, sogni e fantasie. Non è soltanto una mia storia, un mio pensiero, ma è la storia di ognuno di voi, vecchi e nuovi proprietari, fautori, ingegneri improvvisati, di campi posticci; di voi geniali artefici di sfere di carta, e di voi, autentici sognatori che non mollano mai.

Il sogno é ancora intatto e tu lo sai…

La coscienza di ZemanAntonello Venditti (anno 1999)

E’ una torrida sfida
ideologicamente proibita
agli schemi d’attacco
il palazzo risponde col tacco
Ma il tempo sta scadendo ormai
tieni palla dai…
il pareggio mai…
tu non lo firmerai…
Perché non cambi mai
il sogno é ancora intatto e tu lo sai
Perché non cambi mai
il sogno non si avvera quasi mai
No non é una partita
volgarmente si chiama corrida
c’é la testa del toro
e nessuno ti chiede perdono
La folla sta impazzendo ormai
all’attacco vai …
in difesa mai …
tu non ti fermerai …
Perché non cambi mai
il sogno é ancora intatto e tu lo sai
Perché non cambi mai
il sogno non si avvera quasi mai
La folla sta impazzendo ormai
all’attacco vai …
in difesa mai …
tu non ti fermerai …
Perché non cambi mai …
Perché non cambi mai …

Note e sport/Gemelli Diversi

Ed ecco un’altra canzone “calcistica” con significati fortemente radicati nella vita di tutti i giorni…

 

Tu corri, Gemelli Diversi (anno 2002)

 

Ehi, questa mattina giù al parco, sai si parlava di quando
ci si allenava nel fango e il mondo lo si scopriva giocando…
Ricordi il tipo che parlava poco? Lui già vedeva il suo scopo,
dentro lo sguardo bruciava quel fuoco…
Amava il gioco, amava il suo pallone,
viveva per diventare il migliore, lo si chiamava il campione…
Sembrava un uomo con le sue scarpette addosso, guardava avanti fisso e diceva a se stesso:

Ci sei solo tu, con quella porta davanti
e un tiro da segnare che aspetta per svelarti se…
Tutti quei sogni per cui tu corri…
Li meriti davvero o son solo illusioni folli…
Solo tu, e quella porta più in là…
Sotto i fischi di tutti quando quel tiro non va…
Particolari sciocchi, se bari si vede dagli occhi…
Niente paura tu corri…Tu corri…

“In questa vita niente è dato per niente”,
diceva continuamente quel ragazzino già grande
coi sogni da adolescente, nel campetto tra i palazzi si allenava al mondo,
metteva il cuore sul campo e mostrava il suo talento.
Attento ad ogni appunto dell´allenatore,
cresceva col suo pallone la stoffa del giocatore,
un campione coi sogni impressi negli occhi,
suo padre là sugli spalti si rivedeva in carriera, quando giocava ai suoi tempi;
per non deluderlo fece un provino e subito
si ritrovò con un contratto in fronte al grande pubblico,
vide i suoi sogni realizzati in un lampo…
Il ragazzino ormai un uomo che da spettacolo in campo,
ed è l’orgoglio del padre, di tutta la famiglia,
negli occhi lo stesso fuoco e quando combatte nell’area,
mette la voglia, fantasia, altruismo per la sua squadra,
mentre ripete a se stesso cercando la sua vittoria:

Ci sei solo tu, con quella porta davanti
e un tiro da segnare che aspetta per svelarti se…
Tutti quei sogni per cui tu corri…
Li meriti davvero o son solo illusioni folli…
Solo tu, e quella porta più in là…
Sotto i fischi di tutti quando quel tiro non va…
Particolari sciocchi, se bari si vede dagli occhi…
Niente paura tu corri…Tu corri…

Mentre dall’alto dei gradini, per bambini ed ultras,
sei uno che ama tutto quello che fa, problemi non ha,
che non fatica, tu sai che non è così ma
quello guarda la tua vita da là in fondo, che ne sa?
Di chi rovina quello per cui tu vivi,
attaccanti sorridenti, finti e spenti trasformati in divi,
col conto pieno e un matrimonio sincero,
o con donne che mai hanno amato davvero…
Ecco perché fermarsi qui è troppo facile ormai,
e dire basta così ti rende fragile sai?
Ora che quello che hai, non brilla più come oro,
non pensi a farti donne ipocrite, tu dentro non sei come loro,
non è la grana che ti spinge, ma è la voglia, (oh, no!)
di essere un nome inciso a fuoco nella storia!
Come una luce da seguire, con la stessa frase in testa impressa fino alla fine:

Ci sei solo tu, con quella porta davanti
e un tiro da segnare che aspetta per svelarti se…
Tutti quei sogni per cui tu corri…
Li meriti davvero o son solo illusioni folli…
Solo tu, e quella porta più in là…
Sotto i fischi di tutti quando quel tiro non va…
Particolari sciocchi, se bari si vede dagli occhi…
Niente paura tu corri…Tu corri…

Solo tu… (solo tu…)
Sotto i fischi di tutti quando quel tiro non va…
Particolari sciocchi…
Se bari si vede dagli occhi…
Niente paura, tu corri.

Mise il cuore dentro alle scarpe e corse più veloce del vento

Ho “scoperto” da poco questa canzone, anche se non è affatto recente (anagraficamente è più “grande” di me), ma credo sia molto attuale.

Ne avevo sentito parlare, mi sarà di certo capitato di ascoltarla in maniera distratta alla radio, insomma la conoscevo in modo superficiale e indiretto.

Solo adesso ho prestato più attenzione e ho letto con cura il testo, che è una vera e propria poesia.

Un inno allo sport, al calcio, a chi ci crede e non intende mollare.

Nel gioco, nella vita, perché in fondo occorre “non aver paura di sbagliare un calcio di rigore,
non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore,
un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia”

La Leva Calcistica Della Classe ’68, Francesco De Gregori (anno 1982)

Sole sul tetto dei palazzi in costruzione,
sole che batte sul campo di pallone e terra
e polvere che tira vento e poi magari piove.
Nino cammina che sembra un uomo,
con le scarpette di gomma dura,
dodici anni e il cuore pieno di paura.
Ma Nino non aver paura a sbagliare un calcio di rigore,
non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore,
un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia.
E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai di giocatori
che non hanno vinto mai
ed hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro
e adesso ridono dentro a un bar,
e sono innamorati da dieci anni
con una donna che non hanno amato mai.
Chissà quanti ne hai veduti, chissà quanti ne vedrai.
Nino capì fin dal primo momento,
l’allenatore sembrava contento
e allora mise il cuore dentro alle scarpe
e corse più veloce del vento.
Prese un pallone che sembrava stregato,
accanto al piede rimaneva incollato,
entrò nell’area, tirò senza guardare
ed il portiere lo fece passare.
Ma Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore,
non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore,
un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia.
Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette,
questo altro anno giocherà con la maglia numero sette.

Scopri che la vita è un gioco di centimetri

In fondo, il calcio è come la vita: questione di voglia di battersi, questione di centimetri.

“Non so cosa dirvi davvero
Tre minuti.. . .alla nostra più difficile  sfida professionale.
Tutto si decide oggi.
Ora, noi o risorgiamo come squadra o cederemo
Un centimetro alla volta, uno schema dopo l’altro, fino alla disfatta.
Siamo all’inferno adesso, signori miei.
Credetemi.
E possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi …oppure aprirci la strada lottando verso la luce.
Possiamo scalare le pareti  dell’inferno.
. . .un centimetro alla volta.
Io Però, non posso farlo per voi.
Sono troppo vecchio.
Mi guardo intorno , vedo i vostri giovani volti  e penso. . .
certo che ho commesso tutti gli errori che un uomo di mezz’età può fare.
si perchè io …..ho sperperato tutti i miei soldi, che ci crediate o no.
Ho cacciato via tutti quelli che mi volevano bene.
E da qualche anno mi dà anche fastidio la faccia che vedo nello specchio.
Sapete, col tempo, con l’età, tante cose ci vengono tolte.
Ma questo fa … fa  parte della vita.
Però  tu lo impari solo quando le cominci  a perdere.
E scopri che la vita è un gioco di centimetri.
E così è il football.
Perché in entrambi questi giochi, la vita e il football. . .
. . .il margine di errore è ridottissimo.
Capitelo
Mezzo passo fatto un pò in anticipo o in ritardo e voi non ce la fate
Mezzo secondo troppo veloci o troppo lenti  e mancate la presa.
Ma i centimetri che ci servono sono dappertutto, sono intorno a noi.
Ce ne sono in ogni break della partita, ad ogni minuto, ad ogni secondo.
In questa squadra si combatte per un centimetro.
In questa squadra, massacriamo di fatica noi stessi  e tutti quelli intorno a noi, per un centimetro.
Ci difendiamo con le unghie e con i denti per un centimetro….
perché sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri il totale allora  farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta!
La differernza fra vivere e morire
E voglio dirvi una cosa. In ogni scontro. . .
. . .è colui il quale  è disposto a morire che guadagnerà un centimetro.
E io so che se potrò avere un’esistenza appagante
sarà perchè sono  disposto ancora a battermi e a morire per quel centimetro.
La nostra vita è tutto lì,  in questo consiste
è in quei dieci  centimetri davanti alla faccia!
Ma io non posso obbligarvi a lottare!
Dovete guardare il compagno che avete accanto!
guardarlo negli negli occhi!
Io scommetto che ci vedrete un uomo determinato a guadagnare  terreno  con voi!
che ci vedrete un uomo che si sacriferà volentieri per questa squadra
consapevole del fatto che quando sarà il momento voi farete lo stesso per lui

Questo è essere una squadra, signori miei
perciò o noi risorgiamo adesso, come collettivo o saremo annientati individualmente.
è il football, ragazzi.
È tutto qui.
Allora che cosa volete fare?”

Dal film Ogni maledetta domenica, discorso di Al Pacino nello spogliatoio.

Il buono che c’è nel pallone

Il calcio dovrebbe liberarsi dai tanti, troppi interessi.

Questa è un po’ la sintesi di quanto affermato dal giornalista Antonio Bartolomucci a Radio Norba stamattina. Ovviamente non posso essere che d’accordo.

Gli interessi economici, il business e lo spettacolo (spesso legati tra loro o complementari) appaiono come i veri padroni del calcio moderno. Sarebbe bello poter eliminare tale sudditanza.

Utopia? Forse sì, forse no.

Intanto concentriamoci su ciò che di buono il calcio fa ed offre, oppure su quello che tramite esso è possibile creare e dare.

Ad esempio, la Fondazione Magnoni realizza il progetto “Un campo nel cortile”, consistente nella costruzione di campi di calcio a 7 di ultima generazione in contesti disagiati (fonte Il Sole 24 ore).

O ancora, pensiamo a Totò Di Natale (nonché alla società Udinese) che incita a dare tutti una mano alla sorella disabile di Morosini, il giovane giocatore deceduto sabato scorso. Ha bisogno di aiuto, non per un giorno, ma per tutta la vita. Lo si deve a lei e al calciatore scomparso.

Ripartiamo da questo, dal buono che c’è nel mondo del pallone.

Lassù. Un pallone, un sogno e TU

Per oggi avevo in mente un post decisamente diverso, ma quello che è successo nella giornata di ieri mi ha sconcertato e rattristato.

Parlo della morte di Piermario Morosini, durante la partita Pescara-Livorno.

Il giovane giocatore (25 anni) è crollato a terra per un malore, è poi morto in ospedale.

Andando oltre le polemiche, circa il ritardo dell’ambulanza causato da un’auto che ostruiva l’ingresso in campo, ciò che resta e conta è il ricordo, inevitabilmente legato alla rabbia per questi terribili episodi, troppo frequenti.

Vita ingiusta.

Corri dietro a un pallone, segui il tuo sogno, anche lassù.

Fuori-blog: la bellezza è un atteggiamento

“Era capace di trasformare una donna dall’aspetto insignificante, valendosi della cornice di una chioma vaporosa e dell’artificio dei cosmetici sapientemente combinati, ma, soprattutto, riusciva a dare a ognuna la sicurezza del proprio fascino, perché in ultima istanza la bellezza altro non è che un atteggiamento

 

Isabel Allende, D’amore e ombra