Digital Storytelling: mi racconto in un video

Ciao 🙂

condivido con voi il frutto di un laboratorio di Digital Storytelling che si è svolto nei giorni scorsi a Lecce e a cui ho partecipato.

Il corso, della durata di tre giorni, è stato guidato da Ginestra Odevaine ed è nato dall’iniziativa dell’associazione Vulcanica Mente (Presidente Sara Marzo) nell’ambito del progetto Youth for Change. Approfitto per ringraziarle!

E’ stata una bella esperienza che mi ha permesso di creare una storia personale che ho letto e raccontato io stessa in un video, formato da alcune mie foto. Insomma, ho parlato di me in un modo nuovo, coniugando immagini, scrittura e voce.

Risentire la propria voce registrata è un piccolo shock ahahahahah…non la amo particolarmente, ma tutto sommato mi sono divertita e messa alla prova. E poi ciò che conta è aver imparato qualcosa di nuovo e aver conosciuto altri giovani che come me si muovono, coltivano le proprie passioni, si impegnano, nella speranza di raggiungere la meta che sognano!

Potete guardare il mio video QUI.

Sullo stesso canale trovate i video degli altri partecipanti al laboratorio.

 

Donne che sognano: Dolce riflessione, un mio racconto

Dolce riflessione

 

Isabella se ne stava seduta sulla panchina, indispettita dal mondo intero. A scuola aveva ricevuto l’ennesimo brutto voto e rischiava di perdere l’anno.

Ma il rischio che più la tormentava era quello di perdere la propria famiglia. I suoi non facevano che litigare, si tradivano, e ne era certa, non avrebbero retto a lungo. Ben presto avrebbero divorziato. E lei? Lei era troppo giovane per essere sposata, ma aveva già alle spalle qualche storia andata male. I suoi diari erano pieni di frasi di rivolta, alternati a poesie mielose e cuori e teschi. Quando affermava qualcosa sul suo stato d’animo, tutti le facevano notare che in fondo aveva solo 17 anni, quindi che ne poteva sapere della sofferenza e della tristezza?

Non doveva fare i conti con un lavoro stressante né con la responsabilità di dover mantenere una famiglia. Doveva solo pensare a vestirsi bene, truccarsi in modo pesante, essere alla moda, fare gli occhi dolci ai ragazzi più grandi, ascoltare musica con l’mp3 e, magari, sognare ogni tanto.

Ma cosa avrebbe voluto fare da grande? Alle volte ci pensava. Le sarebbe piaciuto restare lì su quella panchina anche da adulta. Assaporare ogni giorno un pasticciotto stando semplicemente col sedere sul sedile ferroso e un po’ arrugginito. Sentire la crema invadere la bocca e non pensare ad altro, se non a gustare al meglio il dolce prelibato e tradizionale della sua terra, il Salento. E poi riflettere sulle parole della nonna, che da qualche mese non c’era più e alla quale era stata molto legata.

Quando i suoi erano a lavoro, passava ore ed ore con la nonna materna, parlando del più e del meno, e gustando il dolce magico, ovvero il pasticciotto, come lo chiamava sua nonna.

Faceva i capricci? Ecco che spuntava il dolce portentoso e si rimetteva tutto a posto. Si sentiva triste? Beh, la tristezza volava via già al solo vedere la nonna che attraversava la strada per andare a comprarle le paste, ossia pasticciotti e altre dolci prelibatezze, al piccolo bar di fronte casa.

Tra i vari ricordi, mentre era seduta su quella panchina, pensava costantemente alla possibile, ma  forse alquanto improbabile, magia del dolce in questione. In quel momento, e in tanti altri, ne avrebbe avuto bisogno. Un po’ come in tutti quei pomeriggi dopo scuola: si sedeva sempre alla “sua” panchina, come se l’avesse prenotata e la gente lo sapesse, dato che la trovava sempre, o quasi, libera, tutta per lei. Nei tiepidi pomeriggi di maggio cercava le risposte ai piccoli grandi tormenti della sua giovane età. Maggio era il suo mese preferito: la scuola stava per finire, le giornate cominciavano ad apparire più lunghe e luminose e fare serene passeggiate per la città era così piacevole!

Tra piazze, chiese, vicoli e palazzi baciati dal sole e dalla pietra leccese, e tra fontane, archi, facciate dalle forme barocche, pronte a catturare ad abbracci o a morsi i passanti, lei pensava. Bene o male, non le importava. Pensava ed era la cosa che le riusciva meglio. Ciò le permise di giungere a una conclusione: da grande avrebbe fatto la pensatrice. Chissà, da qualche parte nel mondo, una professione del genere poteva anche esistere per davvero. Avrebbe dovuto solo fare i conti con la nostalgia del pasticciotto, della pizzica, dei suoni e dei colori che invadevano le strade di quello che era il suo habitat naturale e, qualche volta, il suo cuore.

 

 

 

 

Concorso culinario: Fornelli Indecisi

Amate cimentarvi in cucina, dando vita a ricette creative, divertenti e stuzzicanti? Oppure conoscete qualcuno appassionato del settore in questione?

Iscrivetevi (o iscrivetelo!) a Fornelli Indecisi, concorso di cucina dozzinale giunto alla sua IV edizione.

E’ possibile partecipare con un piatto rientrante in una delle seguenti categorie: antipasti (di mare o di terra); primi piatti (caldi o freddi); secondi piatti con contorno; dolci.

C’è tempo sino al prossimo 15 febbraio.

Volete prender parte alla gara? QUI tutte le informazioni.

Libri: Salento fuoco e fumo di Nandu Popu

Tra le mie ultimissime letture c’è il libro di Nandu Popu, nome d’arte di Fernando Blasi, una delle voci nonché autore dei testi dei Sud Sound System, gruppo salentino tra i pionieri del raggamuffin italiano.

Il suo titolo è Salento fuoco e fumo (edito da Laterza nel 2012). Che dire? L’ho apprezzato davvero molto!

Salento fuoco e fumo

Lettura piacevole, anche perché parla di luoghi a me vicinissimi, in particolare dal punto di vista geografico-territoriale, con una bella scrittura, scorrevole, chiara, diretta e senza troppi giri di parole!

La storia parla di Salento, mare, amicizia, passione per la mountain bike, natura, amore per la propria terra, e mette in evidenza ciò che non va, o meglio, tutto quello che rischia di rovinare ogni giorno di più il territorio, in primis l’inquinamento.

Questo libro dà l’opportunità di riflettere su vari aspetti che potrebbero cambiare in meglio, magari con una bella dose di impegno e consapevolezza da parte di ciascuno di noi.

Dunque, l’indiscussa protagonista dell’opera di Nandu Popu è la terra salentina, rappresentata in tutta la sua genuinità e bellezza, da cui fanno splendidamente capolino gli ulivi “alberi che annodano i propri rami per ingannare le simmetrie, e che anche quando il vento è assente e sono immobili appaiono fluidi e impetuosi come dervisci roteanti” e che “posano come divi esibizionisti che ostentano le proprie forme sicuri di essere unici“.