Ho avuto il piacere di fare qualche domanda a Roberto Farnesi…
leggete QUI la mia intervista per Totem Giornale

Ho avuto il piacere di fare qualche domanda a Roberto Farnesi…
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Il blog ospita Miriam Spizzichino, una collega davvero in gamba!
Classe ’93, Miriam è di Roma. E’ cresciuta con i sani principi dell’ebraismo, religione praticata da tutta la sua famiglia. Durante gli anni di liceo, nonostante il suo indirizzo fosse “Servizi Sociali”, ha dimostrato più ‘amore’ per la Letteratura anziché per la Psicologia. La sua professoressa dell’epoca l’ha avvicinata molto alla scrittura, mentre per quanto riguarda la lettura è sempre stata una divoratrice di libri.
Una volta diplomata la sua scelta universitaria è stata Scienze della Comunicazione. Da lì ha avuto inizio un percorso in salita, ma pur sempre bellissimo, per pubblicare il suo primo libro “Le malattie del nostro mondo” e per attuare diverse collaborazioni con testate giornalistiche. “Ad oggi posso dire con molta gioia di aver pubblicato 3 libri e di essere in procinto di diventare Giornalista Pubblicista con numerosi articoli alle spalle di varia natura, soprattutto Moda. Ho un Blog divenuto famoso con all’incirca 25mila visualizzazioni mensili: Rebel Fashion Blog. Ho solo 22 anni e ho ancora molto da imparare… Ma sono fiera dei miei piccoli grandi traguardi!” mi dice.
Curiose e curiosi di conoscerla meglio?
Ecco la nostra chiacchierata…
Tre aggettivi per descrivere la tua personalità.
Solare, determinata… Ma estremamente cocciuta e rompiscatole!
Ti muovi, scrivendo, nel campo della comunicazione (digitale e non), del giornalismo e della letteratura. Quale campo ami di più? E, ognuno di essi, cosa ti dà a livello personale e di crescita professionale?
Amo il campo del giornalismo, ma anche quello della letteratura. Sono due passioni che vanno di pari passo che mi permettono di descrivere il mondo per come lo vedo, senza influenze esterne. Non si smette mai di imparare, è una crescita e una sfida continua e al giorno d’oggi non è un percorso facile… Ma quando poi raccogli ciò che hai seminato ti rendi conto che non cambieresti il tuo lavoro con nessun altro al mondo!
Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai in cantiere delle nuove collaborazioni giornalistiche? Al momento per quali testate scrivi?
I miei progetti futuri sono veramente tanti! Ho in cantiere una nuova collaborazione giornalistica con una nuova rivista sul territorio romano, sto organizzando un fanmeet a Roma viste le numerose richieste di persone che vogliono conoscermi e… Sto continuando a scrivere il mio quarto libro! Al momento scrivo per Shalom, Lusso Style, Uomo&Manager, Nove Mesi e Primi Anni.
Tornando al blog, ti definiresti una fashion blogger? E perché gli utenti della rete dovrebbero seguire il tuo spazio? Cosa ha di particolare?
Diciamo che mi definisco una Fashion Blogger fuori dal comune! Penso che gli utenti debbano seguire il mio spazio proprio perché è diverso dagli altri Fashion Blog. Si parla di tutto, anche dei miei pensieri che spesso creano delle discussioni tra utenti molto costruttive! Un pregio del mio Blog è che faccio vivere a tutti i miei seguaci anche il backstage e tutta la preparazione che c’è dietro a un servizio fotografico!
Oltre che lavorare e coltivare varie passioni, ti dedichi allo studio. Come fai a coordinare il tutto? Non sarà semplice…
La mattina lavoro e il pomeriggio studio. La sera sono distrutta, ma cerco di ricavare del tempo libero per il mio fidanzato. Il weekend è di assoluto riposo, a meno che non ci sia qualche urgenza lavorativa… O a meno che non abbia qualche esame importante di mezzo!
Sei innamorata? Raccontaci di Miriam & l’Amore…
Io sono innamorata dell’amore e quando vivo un rapporto con un’altra persona tendo a dare tutta me stessa. Ciò mi ha portato anche ad avere le mie sofferenze, ma ne sono sempre uscita più forte di prima. Al momento sono fidanzata da quasi tre anni con Michael e stiamo “lavorando” per creare il nostro futuro insieme, la nostra famiglia, il nostro “lieto fine”. Come nelle migliori delle fiabe!
Abbiamo parlato di progetti futuri…ma anche i sogni hanno la loro importanza. Miriam cosa sogna?
Sogno di realizzare tutti i miei obiettivi, anche quelli più piccoli. Spero di poter attuare tante altre collaborazioni dopo la mia laurea (avendo più tempo a disposizione), ma soprattutto sogno la mia vita insieme a Michael e il nostro futuro insieme. Solitamente ci si domanda “come ti vedi tra 10 anni?” e io voglio vedermi sposata, con due figli e con un bel lavoro in ufficio!
Chiudiamo con qualche consiglio per chi volesse cimentarsi, proprio come te, con la scrittura in più ambiti. Cosa sentiresti di dire?
Mi sento di dire a tutti voi di buttarvi, inseguire i vostri sogni e crederci fermamente! Ma soprattutto fate tanta pratica e vedrete che i risultati arriveranno. Grazie mille a te e a tutta la redazione di Style.it per la bellissima intervista… Un abbraccio ai lettori!
Grazie a te Miriam per la disponibilità 🙂
Emanuele Fracella, nato e vissuto a Lecce, è diventato nel corso degli anni, grazie alla sua passione e al suo impegno, uno dei principali punti di riferimento in Puglia di quella che è l’affascinante arte del Wing Tsun.
Arte di autodifesa, il cui tratto fondamentale è il “contatto” fisico con l’avversario, il Wing Chun Kuen, fu creato secondo la leggenda, dalla monaca buddista Ng Mui, dopo essere sfuggita alla distruzione del monastero di Shaolin. Secondo altre fonti invece, si deve la sua nascita a Yan Yonchun, sua figlia. Con il passare del tempo si è poi diffuso in Cina e nel resto d’Europa, soprattutto grazie ai sapienti insegnamenti di grandissimi maestri quali Yip Man, Leung Ting, Bruce Lee e Allan Fong, per citare solo alcuni esempi.
In Italia, uno dei maggiori rappresentanti di questa arte, è proprio Emanuele Fracella, diventato Sifu nel 2007, dopo anni di studi in Europa a contatto con i migliori maestri. Il suo amore per questa arte e la sua tenacia lo hanno portato poi a fondare una sua associazione, l’ IWTKA (Italian Wing Tsun Kung Fu Association), il cui monito che la contraddistingue è quello di mantenere intatti i principi e gli insegnamenti legati alla scuola del G.G.M. Leung Ting.
Ad oggi la sua scuola vanta non solo tantissimi allievi, ma anche numerose sedi che, soprattutto in questi ultimi anni, sono nate e si sono diffuse non solo a Lecce ma in tutto il Salento.
Com’è entrato in contatto con questa arte? Cosa l’ha subito colpita?
Erano gli anni ’70, periodo in cui iniziavano a nascere e circolare molti film sulle arti marziali. La passione per questo mondo ed in particolare per quello della Cina, l’ho avuta sin da piccolo e proprio questa mi ha spinto sempre di più alla ricerca di un’arte che fosse per me logica. Negli anni ho studiato moltissime arti marziali, cercando sempre quella che si potesse adattare alla mia struttura fisica non molto alta e possente. Quando ebbi la fortuna di incontrare il Wing Tsun me ne innamorai subito! Per la prima volta vidi la possibilità, in un sistema basato su principi logici e tecniche pratiche, di dare ad una persona la possibilità di potersi difendere e di poter padroneggiare quella realtà così lontana da noi.
Cosa l’ha spinta a farne di questa arte il suo mestiere?
É successo quasi per caso. Avevo bisogno di potermi allenare il più possibile e questo mi ha costretto sempre di più a trascurare altre cose. Inoltre da un lato, aumentava il numero degli allievi e ciò mi portava a spendere quasi tutto il mio tempo nell’insegnamento; dall’altro sentivo la necessità di diffondere sempre di più questa meravigliosa arte. Fondando la mia federazione sono riuscito a realizzare questo sogno che oggi per me è anche un lavoro e mi sento fortunato nel poterlo condividere con tanti praticanti.
É stato difficile mantenere intatti i principi e gli antichi insegnamenti del Wing Tsun, senza lasciarsi influenzare dalla natura occidentale?
È indubbio che noi occidentali abbiamo un filtro che è dato dalla nostra cultura. Il Wing Tsun, come le arti marziali orientali, è basato sulle filosofie di quel mondo: taoismo, buddismo, confucianesimo. Il vero problema sta nel coniugare i principi filosofici con la realtà e la difficoltà più grande è stata per me entrare nell’ottica di un mondo così diverso dal mio per averne quindi una chiara lettura. Proprio per questo motivo ho dovuto sforzarmi non solo nello studio con i miei maestri, ma leggere anche testi sacri che facevano parte di quella cultura. Ancora oggi il mio maestro mi bacchetta quando il pensiero occidentale è dominante ma, per fortuna, la semplicità del sistema che studio mi e ci aiuta a coniugare l’aspetto tecnico con quello culturale.
Come si sposa questa arte di autodifesa, l’unica ad essere stata creata da una donna nel XVIII secolo, con le esigenze della donna nel XX secolo?
Indipendentemente dal periodo storico, il Wing Tsun è uno strumento molto attuale. La struttura fisica non è cambiata molto nel tempo, quindi una tecnica che funzionava estremamente bene tanti anni fa, può ancora essere utilizzata con lo stesso fine. Nel Wing Tsun ritengo che le donne siano molto più avvantaggiate, proprio perché è un’arte creata da donne e quindi sviluppata a misura di donna. La praticità e la realisticità del suo sistema aiutano inoltre a fare i conti con una realtà, quella di un’aggressione, che è assolutamente attuale, e proprio per questo trova un ottimo consenso da parte del pubblico femminile.
Nonostante il difficile periodo socio-economico che l’Italia sta attraversando, questa disciplina sta continuando a diffondersi. Quali pensa siano i motivi e quali i suoi punti di forza?
Come non innamorarsi del Wing Tsun! É un’arte marziale così bella che al di là del suo intento principale, quello di doversi difendere, ci fa comprendere molte cose del nostro corpo. Ci insegna a “rallentare”, ad andare contro corrente, perché come sappiamo le cose fatte bene richiedono tempo. Questo modo di insegnare e di accostarsi a questa disciplina, fa sì che sempre più persone vi si appassionino a volte così tanto che arriva a essere una vera e propria “droga” a cui diventa difficile rinunciare. Ritengo che il Wing Tsun riscuota ancora tanto successo in questo periodo, non solo perché è uno strumento pratico ed efficace, ma proprio perché risulta facile innamorarsene.
Lei in quanto “maestro” nel corso di questi lunghi anni ha insegnato tanto ai suoi allievi. Ma cosa ha imparato da loro?
Non esiste un maestro senza i suoi allievi! Ciò che loro mi danno sono cose bellissime: il loro amore, la loro passione, ed è di quello che mi nutro. Ritengo che un grande artista, che ama davvero la sua arte, tragga la sua linfa proprio da questo e quello che i miei allievi mi trasmettono, fa sì che io mi appassioni ogni giorno di più al mio mestiere. In tutti questi anni ho avuto il grande piacere di poter insegnare questo sistema a tantissime persone. Sono stato ripagato con sorrisi, abbracci, a volte anche degli addii quando la vita li portava lontano. Ma il loro ricordo, il rapporto con loro è sempre vivo e questa è una delle cose più belle che ho vissuto e vivo ancora oggi.
Cosa si augura per il futuro?
Intanto sono lieto di questa intervista perché ogni occasione in cui posso parlare del Wing Tsun è sempre un piacere. Il pensiero va a questa meravigliosa arte, che oltre all’aspetto tecnico, la considero un dono dell’Oriente, che ci permette di capire noi stessi e il nostro legame con l’universo letto attraverso la visione del Tao. Esso ci insegna che la ricerca del Wing Tsun oltre che fisica, è soprattutto spirituale e abbraccia corpo, mente e spirito. Ci insegna che quando si raggiunge l’apice in qualcosa, questo si trasforma nel suo contrario e per questo motivo studiamo l’arte della lotta per non dover mai combattere. Su questi presupposti, immagino un futuro roseo per il Wing Tsun, con l’auspicio che sempre più praticanti si avvicinino a questa disciplina, la apprezzino, la comprendano e la diffondano nel tempo.
L’intervista che avete appena letto è stata realizzata da Erica Santo che ringrazio per la disponibilità. Colgo l’occasione per ringraziare anche il maestro Emanuele Fracella.
Francesca Fontana è una giovane stilista di 29 anni che con le unghie e con i denti cerca di emergere nel difficile mondo dell’Alta Moda. Dopo il diploma, conseguito nel 2007 all’Istituto d’Arte di Parma, decide di lavorare nel centro estetico della madre senza abbandonare le sue più grandi passioni: la Pittura, la Fotografia, la Decorazione, il Design, l’Architettura e la Moda. Una donna dalle mille risorse che trasudano in ogni sfumatura delle sue collezioni. Come è iniziata la sua ambizione nel divenire stilista? La favola comincia con l’acquisto di una macchina da cucire che ha portato Francesca a iniziare il suo percorso da autodidatta. La sua determinazione nel perseguire l’obiettivo preposto l’ha condotta a usare le ferie concesse per frequentare due corsi brevi da modellista presso la scuola Sitam di Padova, un Summer Course al Polimoda di Firenze in Fashion Designer e un corso a Milano presso il Milan Fashion Campus in Fashion Stylist. Ciò che la distingue dagli altri stilisti emergenti è il fatto che lei abbia avuto una formazione completamente autodidatta e qualche corso intensivo importante. Si è lasciata guidare dall’istinto e dalla passione e quello che ama di più del suo lavoro è: abbinare, organizzare, sperimentare, mescolare forme e colori, sovrapporre, giocare con consistenze diverse di materiali, ricercare, disegnare, fotografare, ideare e cucire. Molto importante per la sua carriera stilistica è la registrazione del marchio risalente a due anni fa, nel 2013. Ha partecipato, infine, a numerose sfilate ed eventi che hanno accresciuto la sua autorevolezza nel settore. (dalla Bio ufficiale)
Ho avuto la possibilità di fare qualche domanda a Francesca, vero e proprio talento emergente. Ecco le sue risposte!
Cosa significa essere una stilista oggi? A livello personale e umano, questa esperienza nell’Alta moda quanto ti ha fatto cambiare?
Innanzitutto grazie per avermi collocato nell’Alta moda, ma sono ancora agli inizi, devo crescere ancora molto in questo settore, mi sento in una fase di ricerca e sviluppo data la mia esperienza da autodidatta. Siamo in un’era dove la moda contamina ambiti sempre più ampi della vita quotidiana, è un linguaggio che descrive la nostra esistenza, in un mondo saturo di vita digitale. Non penso di essere cambiata, cerco di vivere un percorso facendo un lavoro che mi appassiona, trasformandolo in uno stile di vita, un ritorno alla vita reale, distaccandomi anche dai ritmi della grande industria della moda e dagli stereotipi di una società basata sul consumismo, catapultando lo spettatore all’interno della mia stessa dimensione. Amo quello che faccio e sono determinata a raggiungere il mio obbiettivo. Ho una base artistica e il mondo della moda mi dà l’opportunità di esprimere la mia creatività, attraverso un linguaggio personale e concettuale, sicuramente non mi sento una stilista affermata, cerco di fondere vita – passione – quotidiano in un nido che mi sto creando intorno a me. Un tutt’uno con lo scorrere delle mie giornate.
Qual è il tuo stilista preferito e perchè?
Il mio stilista preferito? Malloni..Lo amo! Mi sento molto vicina alla sua filosofia. Uno stile metropolitano, contemporaneo. Rivolto ad una donna consapevole della propria sensualità e femminilità, mai accentuata. Adoro la sua palette di colori, le linee semplici ed essenziali…adoro tutto!!!
Quale celebre donna ti piacerebbe vestire?
Per quest’ultima domanda sono in difficoltà, divertente però… in quanto non ho mai pensato alla possibilità di vestire una donna celebre. Sicuramente ammiro molto Erykah Badu, un’ artista che riesce ad avvolgere il suo pubblico in un’unica essenza. E’ pura eleganza/ stile/ impegno sociale.
Ecco dove trovare le creazioni Francesca Fontana:
Punti Vendita
Collaborazione con la “Maison su Couturier”, Via Giardino Giusti (Verona), è possibile trovare alcuni capi della collezione AI 2015. Presso “Ginger Store”, in Borgo Santa Chiara (Parma), è possibile trovare i capi delle collezioni precedenti (Outlet).
Prossimamente saranno presi accordi con altri retailer fisici in tutta Italia, ma anche con importanti e-commerce.
Per saperne di più non vi resta che seguire le novità del mondo Francesca Fontana:
Sito web: http://francescadueffefontana.com/ff2f
Facebook: https://www.facebook.com/francescafontana2f
Instagram: @francescadueffefontana
Ciao 🙂
Oggi vi parlo del Fondotinta Calming Effect di Avon.
Si tratta di un fondotinta liquido, posto in un flacone in vetro dotato di pratico erogatore (in foto è il primo da sinistra). L’ho trovato davvero ottimo per la mia pelle ‘capricciosa’: in alcune zone del viso è grassa, in altre secca, e tutto ciò a seconda dei periodi. Temevo che questo fondotinta, essendo liquido, potesse darmi dei problemi a livello di lucidità, rendendo più grassa e oleosa la pelle, e invece non è stato affatto così!
Una volta applicato è come se non ci fosse! La consistenza liquida permette di stendere al meglio il prodotto che va così a compattarsi e uniformarsi. Il risultato è ok: imperfezioni coperte, base perfetta, zero lucidità e tenuta/durata ottima. Della stessa linea ho provato anche il fondotinta in polvere. Pure questo mi è piaciuto, è leggero, semplice da applicare (col pennello), solo che credo sia indicato per chi non ha molto da coprire. Insomma, lo utilizzo quando la pelle non fa i capricci, le imperfezioni da mascherare sono meno del solito, e così via.
Tornando al fondo liquido, senza dubbio mi ha soddisfatto in pieno…e, a tal proposito, vi lascio il link di una video intervista, girata per Canale 8, di promozione del mio libro, in cui indosso proprio questo fondotinta. Nonostante le luci (e l’emozione) la base appare ‘opaca’ e al tempo stesso luminosa, senza però l’antiestetico effetto lucido.
https://www.youtube.com/watch?v=9VUasWCo1us (dal minuto 10.35 circa)
Che ne dite?
Quando il volo 121 della Freedom Airlines precipita nell’oceano Pacifico, nessuno si aspetta che ci siano dei superstiti. Così, la notizia di una ragazza ritrovata a galleggiare tra i rottami dell’aereo, praticamente illesa, fa il giro del mondo. Nessuno sa spiegarsi come possa essere sopravvissuta… tantomeno lei. La sua mente è una tabula rasa: non ricorda il proprio nome né nessun avvenimento della sua vita, e non sa spiegare cosa ci facesse su quel volo. Le sue impronte digitali e il suo DNA non si trovano in alcun database, nessuno ha denunciato la sua scomparsa.
Intrappolata in un mondo che non riconosce, con delle abilità che non è in grado di comprendere e ossessionata da una minaccia che è solo un’eco nella sua testa, la ragazza misteriosa si sforza di rimettere insieme i pezzi del proprio passato e scoprire chi è veramente. Ma a ogni indizio seguono nuove domande, e lei non ha abbastanza tempo per trovare le risposte. La sua unica speranza è un ragazzo affascinante, che sostiene di conoscerla da prima dell’incidente e di averla aiutata a fuggire da un esperimento top secret. Ma lei di chi può fidarsi davvero?
Quella che avete appena letto è la sinossi di Violet di Jessica Brody, testo pubblicato in Italia da Fanucci Editore.
L’autrice, ospite al Salone del Libro di Torino, ha risposto alle domande di fan e blogger…c’è anche un mio quesito!
Vi riporto l’intervista a Jessica Brody! Leggetela per conoscere meglio lei e la sua fantastica opera…presto ci saranno delle sorprese per voi! Continuate a seguirmi…
Jessica, parlaci di “Violet”. Come hai avuto l’idea? Da cosa sei stata ispirata?
Nel 2009 ho letto la notizia di una ragazza sopravvissuta a un incidente aereo, aveva 14 anni, tutti gli altri passeggeri morirono e lei fu l’unica sopravvissuta. È stato un evento grave, strano; non esiste alcuna spiegazione su come sia stata l’unica sopravvissuta se non un miracolo. Mi sono posta delle domande come, per esempio, cosa è accaduto alla sua memoria in un momento simile? Era in grado di ricordare il proprio nome o qualche altra cosa? Cosa sarebbe accaduto se il suo nome non fosse comparso sulla lista passeggeri e le sue impronte digitali non fossero state registrate? Mi sono anche chiesta cosa sarebbe successo se lei avesse avuto dei poteri sovrumani. La domanda più importante è stata: qual è la vera ragione per cui è sopravvissuta all’incidente? Queste sono le domande che mi hanno spinta a scrivere il libro.
C’è una ragione precisa dietro la scelta di una protagonista femminile?
Ci sono due ragioni per le quali ho scelto una protagonista femminile. La prima, la più importante, è che io amo leggere storie di giovani donne dal carattere forte. Per questo motivo ho creato il personaggio di una ragazza superiore ma, allo stesso tempo, fragile. Il secondo motivo è che, da donna, questa scelta mi ha permesso di interfacciarmi al meglio con il personaggio. Penso anche che ci siano molti libri con protagonisti maschili e che sia ora di dare voce a più personaggi femminili.
Se potessi entrare nel tuo libro, quale personaggio ti piacerebbe incontrare?
Credo che mi piacerebbe incontrare Cody, il fratello adottivo. Credo che sia un personaggio molto divertente e con una grande personalità.
Hai un qualche particolare oggetto che ti ha tenuto compagnia durante la stesura del libro?
Sono stata a Disney World e ho comprato un tazza da tè. Sono una sognatrice e mi piace fantasticare sulle cose: la chiamo “la mia tazza magica” e ho convinto me stessa che in qualsiasi momento io beva caffè o tè da quella tazza è come se bevessi un succo magico. Ogni giorno mi siedo, sorseggio e aspetto l’ispirazione per scrivere.
Quali canzoni ascoltavi durante la stesura del libro?
Non ricordo con precisione, comunque eccone alcune: Save me di Eminem, A Thousand Years di Christina Perri, Treacherous di Taylor Swift.
Se ti venisse chiesto di salvare un ricordo, prima che la tua memoria venga cancellata, quale salveresti?
Nel libro Seraphina non ricorda la propria identità e cerca di ricordare. Alla fine credo che se la tua memoria viene cancellata, o la perdi, sarà sempre una voce vera, la tua, dentro di te. E in quella bisogna sempre credere.
In questo periodo le trilogie vanno di moda. Il primo libro finisce sempre con un colpo di scena irrisolto, mentre tu hai deciso di scrivere un finale del primo libro soddisfacente. Perché questa scelta?
È una domanda molto interessante. L’idea di concludere un romanzo con un colpo di scena finale che si collega a un secondo libro è utile e affascinante ma, dopo averci pensato, ho deciso di dare una conclusione alla storia, di dare a chi legge la soddisfazione che merita. Mi rende molto felice sentire che i lettori hanno apprezzato questa scelta.
Cosa pensi si dovrebbe fare per avvicinare nuovi lettori ai libri e in special modo ai tuoi romanzi?
Mentre crescevo, durante l’adolescenza, non ero una grande lettrice, ho iniziato a leggere molti libri intorno ai 20 anni. Per me è molto importante scrivere libri e renderli leggibili sia per le persone a cui piace molto leggere sia alle persone che non leggono molto. Per fare ciò ho costruito ogni personaggio con una evoluzione veloce , ogni personaggio ha una sua piccola auto-conclusione o qualcosa che fa capire che la sua storia continuerà. Le persone che leggono il mio libro lo fanno come se vedessero un film, quindi ho voluto scrivere tenendo un ritmo veloce. Penso che ogni tipologia di libro potrebbe avere appeal presso lettori meno “forti” se si tenesse un ritmo alto della narrazione, così da essere percepito più come un film che come un libro.
Violet è intrappolata in un mondo che non riconosce. Pensi che oggi siamo nella stessa condizione? Quali sono le ragioni di questo “comune disagio”?
Credo che Violet si senta intrappolata così come si sentono i ragazzi, maschi e femmine, che attraversano l’età dell’adolescenza. Violet Serafino non è consapevole delle sue potenzialità, in realtà lei è forte più di chiunque altro. Penso che i ragazzi e le ragazze di quest’età non si assentano mai “abbastanza” in ogni tipo di situazione. Quindi in un certo senso si, credo che questa storia sia anche una metafora dei nostri tempi.
Il tuo libro è stato opzionato per il cinema, hai paura che la tua storia verrà travisata?
Non ho paura che la storia possa essere travisato, perché un libro è una cosa diversa da un film. A volte cambiare qualcosa per adattare un libro al film può essere buono, a volte no. Ma credo che sia interessante spendere del tempo a lavorare su questo tipo di trasposizione, posso imparare molto dal mondo del cinema. In ogni caso, qualunque sia l’esito cinematografico, ciò di cui sono certa e mi rende tranquilla è il fatto che il libro non cambierà, rimarrà lo stesso anche se il film sarà terribile (ma non penso), il libro è ancora quello che le persone hanno letto. Una volta visto il film si può sempre tornare al libro, leggerlo e rileggerlo.
Sei coinvolta in qualche modo nella sceneggiatura?
Sono coinvolta nel senso che leggerò la sceneggiatura quando sarà finita, potrò porre questioni e proporre cambiamenti, se lo riterrò necessario. Questo è un processo molto delicato e le persone che stanno lavorando alla trasposizione sono persone che lavorano nel settore cinematografico da molto tempo, quindi aspetto di vedere cosa ne verrà fuori.
Alcune domande più personali: come hai deciso di diventare una scrittrice full time?
Volevo essere una scrittrice già da molto piccola, prima che mi piacesse leggere. Così ho iniziato a creare mondi, intrecci, che non facevo leggere a nessuno. Durante l’adolescenza sentivo di avere un guscio molto piccolo, così ho iniziato a leggere cose che ho amato, anche se c’era qualcosa che non mi soddisfaceva del tutto. A livello pratico ho iniziato a scrivere all’età di sette anni perché avevo una maestra a scuola che ci chiedeva di comporre un paragrafo sui libri che leggevamo, la trovavo una cosa molto semplice in confronto alle altre materie scolastiche.
Ci sono molte blogger, fan e lettrici che amano il tuo libro, la maggior parte sono molto giovani, tantissime vorrebbero diventare scrittrici. Che consigli puoi dar loro? Qual è la tua esperienza?
Credo che diventare scrittrici sia come diventare dottori o avvocati, ci sono anche passaggi noiosi. Per uno scrittore la cosa più difficile, secondo me, è finire un libro. Sviluppare e terminare un libro è molto difficile a differenza di iniziare un libro, che è molto semplice: hai una grande idea, sei ispirata, ami quello che scrivi e pensi che stai scrivendo la cosa migliore del mondo. Poi arrivi a pagina 50, 60 , 70 e pensi che ciò che hai scritto sia orribile, non finirai mai il libro. Poi, però, succede qualcosa nel tuo cervello: hai una nuova idea che è una gran buona idea, e ritorna la fiducia nella scrittura, pensi che riuscirai a finire. Credo sia sempre importante finire sapendo che puoi avere un altro milione di buone idee. E vorrei aggiungere una cosa: non c’è niente di più sexy che avere una nuova idea. Per quanto riguarda la mia esperienza avevo iniziato a studiare materie economiche e lavorare nel mondo della finanza, un altro mondo, ma non ho mai smesso di esercitare la mia fantasia. Penso che si possa insegnare come scrivere ma l’esercizio della fantasia è un esercizio da compiere ogni giorno. Per quanto riguarda i giovani scrittori credo che la cosa più importante sia far capire loro cos’è lavorare e cosa non è lavorare. Quando si lavora bisogna insistere quotidianamente ed essere determinati. Questo per me è il decimo libro ed ora è facile vedere cosa c’è sbagliato, saper trovare gli errori, ma poi devo sempre confrontarmi con qualcuno, il mio editor per esempio.
Tra poco i lettori italiani leggeranno il secondo libro di “Violet”, vuoi dirci qualcosa su ciò che succederà?
Non dirò molto sul secondo libro, parlerò in codice, ma per chi ha letto “Violet” sarà facile capire di cosa parlo. Nel primo libro c’è un grande colpo di scena ATTENZIONE SPOILER e alla fine di esso Seraphina e Zen scappano da un luogo molto importante. Il secondo libro inizia con il racconto di ciò che avviene sei mesi dopo questa fuga, ovvero il loro arrivo in un posto speciale. Presto però scopriranno che il posto speciale dove sono capitati non è così sicuro e perfetto come sembra. Nuovi pericoli li aspettano. E Diotech, che sta cercando Seraphina, ha uno sviluppo inaspettato farà accadere qualcosa che forse gli consentirà di incastrare Seraphina per portarla indietro.
Mattia Barro, frontman de ‘L’orso‘, ama non poco musica e sport, tant’è che ha deciso di dedicare un romanzo/saggio a questo intramontabile connubio: Musica nel pallone, edito da Habanero.
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Break Dance, ce ne parla Gorskiy Roman, in arte Froz, classe ’85, nato a Mosca, ma da anni nel nostro Paese.
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Volley Star raccontato dal suo autore, Luca Azzolini, 31 anni, della provincia di Mantova. Laureato in Storia dell’Arte all’Università di Verona, da allora lavora nel campo dell’editoria come scrittore, editor e ghostwriter. Scrivere è la sua grande passione da sempre, ha pubblicato il suo primo racconto a 18 anni, e da allora non si è più fermato.
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Hula Hoop, tra passione, ritmo, benefici e qualche piccolo ‘segreto’. Ce ne parla un’americana davvero brava! Si tratta di Rachael Lust, 26enne residente nell’Ohio (Usa), sposata, con un figlio. Si diletta con l’Hula Hoop da quasi 3 anni, dando vita a fantastiche coreografie.
I suoi video sono assolutamente da non perdere!
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