Emanuele Fracella, nato e vissuto a Lecce, è diventato nel corso degli anni, grazie alla sua passione e al suo impegno, uno dei principali punti di riferimento in Puglia di quella che è l’affascinante arte del Wing Tsun.
Arte di autodifesa, il cui tratto fondamentale è il “contatto” fisico con l’avversario, il Wing Chun Kuen, fu creato secondo la leggenda, dalla monaca buddista Ng Mui, dopo essere sfuggita alla distruzione del monastero di Shaolin. Secondo altre fonti invece, si deve la sua nascita a Yan Yonchun, sua figlia. Con il passare del tempo si è poi diffuso in Cina e nel resto d’Europa, soprattutto grazie ai sapienti insegnamenti di grandissimi maestri quali Yip Man, Leung Ting, Bruce Lee e Allan Fong, per citare solo alcuni esempi.
In Italia, uno dei maggiori rappresentanti di questa arte, è proprio Emanuele Fracella, diventato Sifu nel 2007, dopo anni di studi in Europa a contatto con i migliori maestri. Il suo amore per questa arte e la sua tenacia lo hanno portato poi a fondare una sua associazione, l’ IWTKA (Italian Wing Tsun Kung Fu Association), il cui monito che la contraddistingue è quello di mantenere intatti i principi e gli insegnamenti legati alla scuola del G.G.M. Leung Ting.
Ad oggi la sua scuola vanta non solo tantissimi allievi, ma anche numerose sedi che, soprattutto in questi ultimi anni, sono nate e si sono diffuse non solo a Lecce ma in tutto il Salento.
Com’è entrato in contatto con questa arte? Cosa l’ha subito colpita?
Erano gli anni ’70, periodo in cui iniziavano a nascere e circolare molti film sulle arti marziali. La passione per questo mondo ed in particolare per quello della Cina, l’ho avuta sin da piccolo e proprio questa mi ha spinto sempre di più alla ricerca di un’arte che fosse per me logica. Negli anni ho studiato moltissime arti marziali, cercando sempre quella che si potesse adattare alla mia struttura fisica non molto alta e possente. Quando ebbi la fortuna di incontrare il Wing Tsun me ne innamorai subito! Per la prima volta vidi la possibilità, in un sistema basato su principi logici e tecniche pratiche, di dare ad una persona la possibilità di potersi difendere e di poter padroneggiare quella realtà così lontana da noi.
Cosa l’ha spinta a farne di questa arte il suo mestiere?
É successo quasi per caso. Avevo bisogno di potermi allenare il più possibile e questo mi ha costretto sempre di più a trascurare altre cose. Inoltre da un lato, aumentava il numero degli allievi e ciò mi portava a spendere quasi tutto il mio tempo nell’insegnamento; dall’altro sentivo la necessità di diffondere sempre di più questa meravigliosa arte. Fondando la mia federazione sono riuscito a realizzare questo sogno che oggi per me è anche un lavoro e mi sento fortunato nel poterlo condividere con tanti praticanti.
É stato difficile mantenere intatti i principi e gli antichi insegnamenti del Wing Tsun, senza lasciarsi influenzare dalla natura occidentale?
È indubbio che noi occidentali abbiamo un filtro che è dato dalla nostra cultura. Il Wing Tsun, come le arti marziali orientali, è basato sulle filosofie di quel mondo: taoismo, buddismo, confucianesimo. Il vero problema sta nel coniugare i principi filosofici con la realtà e la difficoltà più grande è stata per me entrare nell’ottica di un mondo così diverso dal mio per averne quindi una chiara lettura. Proprio per questo motivo ho dovuto sforzarmi non solo nello studio con i miei maestri, ma leggere anche testi sacri che facevano parte di quella cultura. Ancora oggi il mio maestro mi bacchetta quando il pensiero occidentale è dominante ma, per fortuna, la semplicità del sistema che studio mi e ci aiuta a coniugare l’aspetto tecnico con quello culturale.
Come si sposa questa arte di autodifesa, l’unica ad essere stata creata da una donna nel XVIII secolo, con le esigenze della donna nel XX secolo?
Indipendentemente dal periodo storico, il Wing Tsun è uno strumento molto attuale. La struttura fisica non è cambiata molto nel tempo, quindi una tecnica che funzionava estremamente bene tanti anni fa, può ancora essere utilizzata con lo stesso fine. Nel Wing Tsun ritengo che le donne siano molto più avvantaggiate, proprio perché è un’arte creata da donne e quindi sviluppata a misura di donna. La praticità e la realisticità del suo sistema aiutano inoltre a fare i conti con una realtà, quella di un’aggressione, che è assolutamente attuale, e proprio per questo trova un ottimo consenso da parte del pubblico femminile.
Nonostante il difficile periodo socio-economico che l’Italia sta attraversando, questa disciplina sta continuando a diffondersi. Quali pensa siano i motivi e quali i suoi punti di forza?
Come non innamorarsi del Wing Tsun! É un’arte marziale così bella che al di là del suo intento principale, quello di doversi difendere, ci fa comprendere molte cose del nostro corpo. Ci insegna a “rallentare”, ad andare contro corrente, perché come sappiamo le cose fatte bene richiedono tempo. Questo modo di insegnare e di accostarsi a questa disciplina, fa sì che sempre più persone vi si appassionino a volte così tanto che arriva a essere una vera e propria “droga” a cui diventa difficile rinunciare. Ritengo che il Wing Tsun riscuota ancora tanto successo in questo periodo, non solo perché è uno strumento pratico ed efficace, ma proprio perché risulta facile innamorarsene.
Lei in quanto “maestro” nel corso di questi lunghi anni ha insegnato tanto ai suoi allievi. Ma cosa ha imparato da loro?
Non esiste un maestro senza i suoi allievi! Ciò che loro mi danno sono cose bellissime: il loro amore, la loro passione, ed è di quello che mi nutro. Ritengo che un grande artista, che ama davvero la sua arte, tragga la sua linfa proprio da questo e quello che i miei allievi mi trasmettono, fa sì che io mi appassioni ogni giorno di più al mio mestiere. In tutti questi anni ho avuto il grande piacere di poter insegnare questo sistema a tantissime persone. Sono stato ripagato con sorrisi, abbracci, a volte anche degli addii quando la vita li portava lontano. Ma il loro ricordo, il rapporto con loro è sempre vivo e questa è una delle cose più belle che ho vissuto e vivo ancora oggi.
Cosa si augura per il futuro?
Intanto sono lieto di questa intervista perché ogni occasione in cui posso parlare del Wing Tsun è sempre un piacere. Il pensiero va a questa meravigliosa arte, che oltre all’aspetto tecnico, la considero un dono dell’Oriente, che ci permette di capire noi stessi e il nostro legame con l’universo letto attraverso la visione del Tao. Esso ci insegna che la ricerca del Wing Tsun oltre che fisica, è soprattutto spirituale e abbraccia corpo, mente e spirito. Ci insegna che quando si raggiunge l’apice in qualcosa, questo si trasforma nel suo contrario e per questo motivo studiamo l’arte della lotta per non dover mai combattere. Su questi presupposti, immagino un futuro roseo per il Wing Tsun, con l’auspicio che sempre più praticanti si avvicinino a questa disciplina, la apprezzino, la comprendano e la diffondano nel tempo.
L’intervista che avete appena letto è stata realizzata da Erica Santo che ringrazio per la disponibilità. Colgo l’occasione per ringraziare anche il maestro Emanuele Fracella.