Pensieri sparsi: “Quanti baci…”

Quanti baci si dichiarano ultimi e invece non lo sono? Non riescono proprio a dirsi addio.

Quanti baci si danno la caccia senza venirne mai a capo? Giocano a nascondino nei boschi dei sentimenti e finiscono col perdersi davvero.

Quanti baci si dicono “torneremo” eppure sanno bene che ritorni non ce ne saranno. Si guarderanno da lontano per realizzare che le bocche resteranno distanti, come le mani, in un arrivederci stantio e bugiardo. 

 

Pensieri sparsi: “Dai retta…”

Le mani. Dai retta alle mani che corrono, alle volte indugiano, più o meno sicure, stringono, per poi svanire in gesti lenti e densi di stupore.

I baci. Dai retta ai baci che placano la siccità emotiva e scavano tra paure e piccole felicità, ricordandoti che l’incontro tra labbra genera illusioni e bagliori.

Gli occhi. Dai retta agli occhi che come spade ti trafiggono e incuranti continuano a guardarti, perché è tutto scritto là, basta solo leggere con attenzione.

Le braccia. Dai retta alle braccia che senza preavviso ti cingono i fianchi quasi a voler dire al mondo intero che ci sei, per davvero.

I sorrisi. Dai retta ai sorrisi che illuminano le mattine, e anche le sere, quando il buio avanza inesorabile, e invano si burla di loro.

Il cuore. Dai retta al cuore che avverte per primo il sapore dell’estate, l’odore dell’emozione, l’eventuale ammacco della sconfitta, e che è lì, nonostante tutto, a dire ‘provaci’.

 

 

 

Pensieri sparsi: “Non illuderti che sarà tutto rose e fiori. Non lo sarà.”

Non illuderti che sarà tutto rose e fiori. Non lo sarà. 

Sarà tuoni e fulmini, alle volte.

Altre inaspettati acquazzoni estivi a ciel sereno.

E altre ancora sorrisi poco accesi e sguardi poco attenti. 

No. Non sarà sempre rose e fiori. Eppure sarà amore.

Lo vedrai nei momenti sereni e in quelli burrascosi. Lo saprai vedere. 

L’amore ha questa splendida capacità: sa farsi vedere. 

Pensieri sparsi: “Un bel ricordo di lei”

Aveva un bel ricordo di lei.  Quei lunghi capelli ricci. Gli occhi profondi, a tratti smarriti. Le camicie a pois, gli orecchini fioriti, il passo incerto, alle volte anche senza tacchi. Le borse capienti per infilarci il mare con tutto il suo orizzonte. Le foto al tramonto che sapevano di verità.

Aveva un bel ricordo di lei. Gli abbracci che erano sempre pochi. Quei baci davvero vissuti. I sorrisi scambiati, senza limiti. Le parole sussurrate e le promesse sigillate da sguardi riservati a loro due.

Aveva un bel ricordo di lei. La sognava quasi ogni notte e teneramente sorrideva per l’intero giorno seguente, ripensando alle visioni notturne. E si preparava al meglio all’incontro successivo, privo di scudi perché il suo obiettivo era giungere spontaneo e accogliere le singole sfaccettature di lui e lei nella dimensione onirica.

Aveva un bel ricordo di lei e lo conservava gelosamente. Eppure lo raccontava, lo distribuiva, in perfetta contraddizione, come solo lui sapeva fare. Desiderava farla conoscere a tutti tramite i suoi racconti. E tutti dicevano “è stato un uomo fortunato”.

Non l’aveva più con sé, poteva solo rivederla nei sogni, raramente nella realtà, da lontano, ma gli restava la fortuna, e il ricordo, di essere stato amato da lei e di averla amata.