Aveva un bel ricordo di lei. Quei lunghi capelli ricci. Gli occhi profondi, a tratti smarriti. Le camicie a pois, gli orecchini fioriti, il passo incerto, alle volte anche senza tacchi. Le borse capienti per infilarci il mare con tutto il suo orizzonte. Le foto al tramonto che sapevano di verità.
Aveva un bel ricordo di lei. Gli abbracci che erano sempre pochi. Quei baci davvero vissuti. I sorrisi scambiati, senza limiti. Le parole sussurrate e le promesse sigillate da sguardi riservati a loro due.
Aveva un bel ricordo di lei. La sognava quasi ogni notte e teneramente sorrideva per l’intero giorno seguente, ripensando alle visioni notturne. E si preparava al meglio all’incontro successivo, privo di scudi perché il suo obiettivo era giungere spontaneo e accogliere le singole sfaccettature di lui e lei nella dimensione onirica.
Aveva un bel ricordo di lei e lo conservava gelosamente. Eppure lo raccontava, lo distribuiva, in perfetta contraddizione, come solo lui sapeva fare. Desiderava farla conoscere a tutti tramite i suoi racconti. E tutti dicevano “è stato un uomo fortunato”.
Non l’aveva più con sé, poteva solo rivederla nei sogni, raramente nella realtà, da lontano, ma gli restava la fortuna, e il ricordo, di essere stato amato da lei e di averla amata.