Aprire la finestra allo scopo di lasciar volare via fogli ed emozioni, sino a quando la stanza diventa vuota e l’aria fuori ben satura.
Respirare a pieni polmoni fiabe, sogni, ricordi, ma anche vita vera, vissuta o ancora da vivere.
Tendere la mano verso le novità, abbracciare lati nuovi di me che affiorano ora gentili, ora ribelli, come se volessero accarezzare le mie giornate, eppure farsi sentire forti.
Non usare punti definitivi ai pensieri scritti o soltanto pensati, anzi permettere a una frase di divenire conferma, domanda o negazione, senza limiti prestabiliti.
Cogliere spunti come fossero fiori a primavera, conchiglie lungo la riva, inseguire dettagli con lo sguardo, immaginando il punto in cui cielo e terra sono un’unica meravigliosa anima.
Spingere altrove le sensazioni da evitare, magari nel frattempo cantare quella canzone che pare scritta proprio per me.
E ricominciare da chi sono e non da chi ero.